L’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro nasce ufficialmente con le Bolle Pontificie ”Cristiani Populi” e ”Pro Commissa Nobis” firmate da Sua Santita’ il Papa Gregorio XIII rispettivamente il 16 settembre ed il 13 novembre 1572,

con le quali si davano disposizioni per ripristinare l’Ordine Militare Religioso di San Maurizio ponendolo sotto la Regola di San Benedetto della Congregazione Cistercense prima e di quella di Sant’Agostino poi e fondendolo ”de jure” con l’Ordine Ospitaliero Gerosolimitano di San Lazzaro, uno dei quattro piu’ antichi Ordini Crociati (gli altri erano quelli dei Cavalieri di San Giovanni, i Templari ed i Cavalieri Teutonici) risalente alle prime Crociate in Terrasanta e per qualche tempo con giurisdizione anche sui Cavalieri di San Giovanni (attuale Sovrano Militare Ordine di Malta).

In quella stessa occasione venne concessa la nuova insegna della Milizia, con l’utilizzo della croce verde, antico simbolo dei Cavalieri di San Lazzaro e della croce bianca dell’Ordine di San Maurizio, fondato nel 1434 dal Duca Amedeo VIII di Savoia, vedovo, ritiratosi con alcuni gentiluomini disposti a vivere con lui in forma monastica nell’eremo di Ripaille, presso Thonon ed il lago di Ginevra.


Non si trattava di un’unione a fini estintivi ma di una forte sinergia di ”realeaeque principalis” per cui i due Ordini originari riunivano insieme finalita’ e patrimoni integrandosi reciprocamente.
Il Gran Magistero dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro venne affidato al Duca di Savoia Emanuele Filiberto, detto ”Testa di Ferro”, il vincitore della battaglia di San Quintino ed uno dei personaggi piu’ potenti e famosi della sua epoca, trasmissibile ai suoi discendenti in perpetuo, con l’obbligo di mantenere in quei tempi due galee a difesa della Santa Sede e di versare un ”donativo” annuo di 15 mila scudi.

I Cavalieri di San Maurizio avevano peraltro innalzato le loro insegne nel 1571 nella battaglia di Lepanto, distinguendosi non poco con le galee del Ducato di Savoia ”Piemontese” (comandata dal Cav. Ottaviano Moretti), ”Margherita” (comandata dal Cav. Giovanni Battaglino) e la ”Capitana” (detta anche ”La Duchessa”, comandata dal Cav. Domenico Costantino).

Comandante della flotta Mauriziana e’ il Grande Ammiraglio dell’Ordine Conte Andrea Provana di Leini’, il quale si congiunge a Nizza con la flotta di Don Giovanni D’Austria.
Sulla sua nave, la ”Capitana”, prendono posto anche il Duca di Urbino e molti altri nobili. Imbarcati nei pressi di La Spezia altri soldati, tocca Civitavecchia e Gaeta, si ferma a Napoli ed alla fine di agosto del 1571 prosegue per Messina.
Per espresso ordine del Duca di Savoia si mantiene nella piu’ vicina posizione possibile al Comandante Supremo per cedere il passo solamente all’Ammiraglio Pontificio P.pe Marcantonio Colonna ed a quello Veneziano, Sebastiano Venier. Con la sua galea naviga alla destra della galea del Colonna che, a sua volta, si mantiene alla destra di Don Giovanni D’Austria; durante la navigazione Pietro Giustiniani, comandante della squadra dei Cavalieri di Malta, tenta di infilarsi pericolosamente con la sua nave tra quella del Provana e quella di Marcantonio Colonna ma il Conte di Leiny con una pronta manovra sventa il tentativo di scavalcamento nella gerarchia.
Ne nascera’ una controversia di carattere diplomatico che pregiudichera’ per secoli i rapporti tra i due Ordini Cavallereschi. A meta’ mese la flotta lascera’ Messina. Il Giustiniani tentera’ nuovamente di occupare il suo posto e manca poco che non venga speronato.
Sulla “Capitana” e’ imbarcato come colonnello di fanteria anche Francesco Paolo Sforza. Il Provana, inquadrato nel corpo centrale, dove si trovano tutte le ammiraglie – comandato da Don Giovanni d’Austria – prende parte alla battaglia di Lepanto (Navpaktos); le altre 2 galee sono collocate nello schieramento destro affidato al Doria.
La ”Piemontesa” viene investita da 3 galee turche, una la attacca a prua e due sui fianchi. Al termine del combattimento, nel vascello si salveranno solo 12 uomini (compresi i rematori): resteranno uccisi il comandante Ottaviano Moretti, Francesco di Savoia-Racconigi, il Conte Chiaberto Piossasco di Scalenghe, Cesare Provana, il Cavaliere di San Vitale. La ”Margherita”, viceversa, non prende parte alla battaglia per via delle sue pessime condizioni. Nei giorni successivi il Provana (rimasto ferito alla fronte nella battaglia per un colpo di archibugio alla fronte) si porta a Petala’. Con la divisione delle prede, gli e’ assegnata una galea con 100 schiavi turchi; il Venier, da parte sua, gli concede un’altra galea con 50 schiavi. Naviga a Corfu’, dove cambia la galea ottomana con una nuova e da’ alle fiamme la decrepita “Margherita“. Da ultimo, si avvia a Messina, Napoli, Civitavecchia, Genova e Nizza che raggiungera’ a fine novembre.
Rientrato trionfalmente a Torino, l’anno dopo l’Ammiraglio Provana di Leiny sara’ confermato Grande Ammiraglio del riunito Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro.
Tra gli scopi dell’Ordine vi erano l’esercizio dell’accoglienza ospedaliera, la liberazione dei mari dai pirati, la lotta contro gli infedeli e l’opposizione ai calvinisti e luterani.
I primi atti ufficiali di Emanuele Filiberto furono improntati al recupero di tutte le Commende dell’Ordine di San Lazzaro, con la sola eccezione di quelle nel Regno di Spagna per il quale u’ espressamente le Bolle Pontificie escludevano la giurisdizione del Duca.
L’impresa si rilevo’ subito difficile, soprattutto perche’ gran parte delle Commende si trovavano fuori dal Piemonte ed erano sparse nei vari Stati della Penisola e nei Regni esteri.
Il Duca Emanuele Filiberto, nel primo Capitolo di tutti i Cavalieri dell’Ordine tenuto a Nizza fondo’ due case conventuali, una nella stessa Cittadella di Nizza, per il ”servizio di mare” e l’altra a Torino, nella Chiesa Conventuale Maggiore del Castello di Torino per il ”servizio di terra”, col principale compito di assistere i lebbrosi ed i malati.
Il 29 gennaio 1573 lo stesso Duca stabili’ una dote a favore della Sacra Religione dei SS. Maurizio e Lazzaro, da prelevarsi sui redditi dei castelli e terre di Stupinigi, Sommaria del Bosco, Carde’, Caramagna, Settimo Torinese, Lavoretto, La Morgarita di Tronzano, Cainea, Tosone, Bourgez, Pont d’Ain, Aignebelle, Jasseron, Trefort, dalle gabelle del vino in Savoia, del sale in Piemonte e dai dazi di Susa.
Nel maggio dello stesso anno, Emanuele Filiberto donera’ all’Ospedale Maggiore Mauriziano di Torino anche una cascina a Poirino con vasti terreni ed una forte rendita in oro.
Gli ammessi nell’Ordine, tutti giovani di buona famiglia, erano obbligati ai voti di poverta’, obbedienza e castita’ coniugale, dovevano combattere per la fede cattolica e potevano prendere una sola moglie ma solo dopo un noviziato di almeno cinque anni in Convento. Nel caso fossero rimasti vedovi, era per loro vietato risposarsi ed avevano l’obbligo di far professione di fede. Dovevano digiunare il venerdi’ ed il sabato di ogni settimana, portare la Croce dell’Ordine per tutta la vita e recitare solennemente alcune particolari preghiere quotidiane.
Per essere ammessi si doveva necessariamente presentare la prova nobiliare dei ”quattro quarti”, ovvero le famiglie dei quattro nonni del postulante dovevano essere nobili da almeno duecento anni oppure si poteva essere ricevuti come Cavalieri di Grazia, ammessi in virtu’ di meriti eminenti con facolta’, per gli appartenenti ad entrambe le classi, di erigere Commende.
I Cavalieri del Supremo Ordine della Santissima Annunziata erano invece esentati dal dover presentare prove nobiliari ed altre documentazioni, rivestendo tutti, di diritto, la Gran Croce.
Emanuele Filiberto, per l’ammissione nell’Ordine, fisso’ delle regole molto precise e severe, delegando due Cavalieri ”anziani” affinche’ vigilassero, ascoltassero i testimoni giurati presentati dal candidato ed assumessero informazioni segrete sui seguenti requisiti :
”Se nato di legittimo matrimonio, non abbia origini da Giudei, Marrani o Saraceni; non sia criminoso di lesa maesta’ divina od umana; non sia colpevole di gravi delitti; non sia dotato d’infamia; sia sano e ben disposto di mente e di corpo; non sia minore di 17 anni; la sua persona non sia obbligata ad alcuno; non sia gravato di debiti; provi la nobilta’ di quattro quarti, cioe’ di padre, di madre, avolo ed avola paterni e materni, i quali abbiano sempre vissuto nobilmente, non abbiano fatto esercizio alcuno vile per il quale abbiano pregiudicata la nobilta’; che mostri l’arme sue e dei suoi, colorite; i testimoni siano nobili o almeno di buona vita, condizione e fama, e in difetto, si producano scritture autentiche.”
Gli appartenenti all’Ordine si distinguevano allora in Cavalieri Militi, Sacerdoti (se Cavalieri di Giustizia) o Cappellani (se Cavalieri di Grazia), Serventi d’Arme o d’Ufficio, Donati o Conversi, impiegati come infermieri, Confrati ed addetti ad altri servizi nelle Chiese. I Militi u’ poi si dividevano in Cavalieri ”di gran Croce” e Cavalieri ”di piccola Croce” ; questi ultimi, sino al 1831, furono quelli detti ”Cavalieri Professi” in quanto pronunciavano i voti perpetui.
Soltanto i Cavalieri di Giustizia (sino al 27 dicembre 1816 allorquando vennero ammessi anche i Cavalieri di Grazia) potevano aspirare alla Gran Croce e tra questi venivano individuati i ”Grandati”, cariche di particolare rilievo come il Gran Tesoriere, ministro delle finanze dell’Ordine, il Gran Priore, insignito della dignita’ Vescovile, il Grande Ospedaliere, responsabile della attivita’ sanitarie Mauriziane, il Grande Conservatore, responsabile dei grandi beni patrimoniali e fondiari dell’Ordine, il Grande Ammiraglio, supremo comandante della marina Mauriziana, il Gran Maresciallo, il Gran Commendatore ed il Gran Cancelliere, avvocato generale dell’Ordine.
”Savoye bonnes nouvelles”, era questo il motto col quale l’Araldo dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro, individuato tra i piu’ giovani ”alfieri”, annunciava con gioia l’ammissione al nuovo candidato ricevuto.
Le galee in servizio permanente e con base a Nizza imbarcavano ciascuna u’ similmente agli equipaggi dell’Ordine di Malta e di Santo Stefano u’ trenta Cavalieri, quaranta Serventi e settanta uomini di equipaggio. Erano comandate dal Conte Carlo Provana di Leini’ e da Don Carlo Antonio Galleani, Vice Ammiraglio.
La piccola ma efficace flotta Mauriziana servi’ a lungo sui nostri mari, imbarcando a La Spezia truppe destinate a Don Giovanni d’Austria impegnato nella conquista di Tunisi, altre truppe a Civitavecchia al comando di Don Prospero Colonna, il quale peraltro innalzo’ le proprie insegne sulla Capitana di Savoia, guidando anche la flotta dei Cavalieri di Santo Stefano e Pontificia.
Nel gennaio 1583, al comando del Conte Andrea Provana di Leini’, le navi Mauriziane sconfissero una flotta barbara presso le isole provenzali di Hye’res catturando due vascelli nemici.
I successi militare in mare nel Tirreno contro le galee barbaresche, le tante iniziative benefiche, la rigidezza nelle ammissioni e nelle prove nobiliari fecero dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro un vero corpo d’elite, quasi uno stato nello stato, con propri possedimenti e territori sui quali esercitava la sua unica giurisdizione.
I Cavalieri subivano un durissimo addestramento all’uso di ogni arma bianca e da fuoco conosciuta, venivano istruiti sull’impiego in mare ed a terra, in montagna ed in ambienti paludosi, a piedi ed a cavallo, anche in condizioni climatiche particolarmente avverse.
Alternavano queste quotidiane attivita’ militari a continue preghiere e meditazioni spirituali, consumavano pasti modesti e si prodigavano nell’assistere a turno deboli ed infermi.
In combattimento, soprattutto nella terraferma, il Cavaliere, formidabile ”macchina da guerra”, veniva sempre assistito da due/tre Serventi d’Arme e sino ad sei/otto altri soldati, generalmente tutti armati a spese della sua famiglia ed indossanti manti rossi di foggia diversa sopra le corazze leggere, spesso con le insegne della casata del loro Milite ma privi della Croce decorata sul petto, portata dal solo decorato.
Serventi e soldati seguivano sempre in combattimento le sorti del loro Cavaliere, non abbandonandolo mai in ogni condizione.
Spesso alcuni Cavalieri, generalmente quelli piu’ giovani, venivano inviati a trascorrere lunghi periodi in solitari raccoglimenti eremitici, dedicandosi a Sacre Letture e digiunando, strategia adottata per rafforzarne lo spirito e la resistenza ai disagi.
L’Ordine disponeva di finanze proprie, la Croce dell’Ordine venne stampata anche sui ”danari, talleri, oboli e grossi” cosiddetti ”Mauriziani”, monete del Ducato con la dicitura ”Christiana Religio” e con la scritta ”S.Mauritius” ed era retto da un Consiglio autonomo col quale dava indicazioni anche di natura giurisdizionale ecclesiastica.
Papa Clemente VIII con Bolla del 10 settembre 1603 volle confermare alla Sacra Milizia dei Santi Maurizio e Lazzaro i privilegi concessi ai suoi successori e nel 1604 assegno’ all’Ordine i benefici ecclesiastici di ventisei Chiese degli Stati Sabaudi, erigendole in Commende di libera collazione destinate ad appoggiare l’opera dei Cavalieri nei Paesi protestanti.
Tra questi beni anche i poderi ed il molino idraulico di San Marco, vicino a Chivasso, per 109 ettari di superficie con diversi fabbricati rurali ed abitazioni ed il Priorato di San Secondo della Torre Rossa in Asti, secolarizzato ed eretto in Commenda Magistrale.
Intorno alla romanica Torre Rossa, utilizzata come campanile, venne edificata tra il 1766 ed il 1773 la Chiesa barocca di Santa Caterina, ancora oggi di proprieta’ dell’Ordine Mauriziano.
Alla morte di Emanuele Filiberto gli successe il figlio Carlo Emanuele I (1580-1630), il quale dichiaro’ giorno festivo per l’Ordine la ricorrenza di San Maurizio, alla cui intercessione attribuiva la vittoria del 1589 su Bernesi e Ginevrini .
Fervente cattolico, il Duca tramite i suoi Cavalieri condusse una guerra su larga scala contro l’eresia che si era molto diffusa nel Chiablese ove piu’ tardi sotto l’egida dell’Ordine stesso fondo’ la Santa Casa di Thonon, col titolo di Nostra Signora di Compassione allo scopo di convertire le eretici ed educare la gioventu’.
Durante il suo Regno, Carlo Emanuele I apporto’ alcune modifiche agli Abiti ed alle Insegne dell’Ordine ; il manto venne cambiato in seta cremisi mentre, come piu’ avanti confermo’ suo figlio Tommaso primo dei SavoiaCarignano volle che la croce Mauriziana prevalesse, nello stemma, a quella Lazzarita, ridotta a minori dimensioni.
Nel gennaio 1608 venne pubblicato un Ordine Magistrale col quale i Cavalieri, oltre ai privilegi loro concessi dai Sommi Pontefici, ”debbano essere esenti negli Stati Sabaudi da qualunque dazio, gabella e pedaggio per le proprie cose ; possono, essi ed i loro servitori, portare qualunque arma senza incorrere in alcuna pena e debbono avere nei pubblici e privati congressi, assoluta precedenza sui Dottori, Avvocati ed a tutti gli altri, meno che ai Magistrati ma solo se direttamente dipendenti dall’Autorita’ Sovrana”.
Altre mutazioni non rilevanti, inerenti soprattutto gli Statuti, vennero apportati da Madama Reale reggente Maria Giovanna e da Vittorio Amedeo II , Re di Sardegna, il quale con Regio Editto del 15 febbraio 1723 concesse all’Ordine la Basilica di San Paolo a Torino,costruita dal celebre architetto Carlo Emanuele Lanfranchi e con la facciata realizzata nel 1836 per ordine di Re Carlo Alberto dall’ingegnere Carlo Bernardo Mosca.
La Chiesa cosi’ divenne la Basilica Magistrale assumendo il nome di Basilica dei Santi Maurizio e Lazzaro ed all’interno della quale si fusero le due Compagnie della Santa Croce e dei Santi Maurizio e Lazzaro trasformandosi nella Reale Arciconfraternita dei Santi Maurizio e Lazzaro, tuttora fiorente, attiva e molto legata all’Ordine a Torino.
La meta’ del XVIII secolo coincise con la massima opulenza dell’Ordine che alle prime tenute di Stupinigi, donata come abbiamo detto all’Ordine dal Duca Emanuele Filiberto coi suoi 14 poderi di complessivi 1892 ettari nel 1564, Gonzole, Commenda Mauriziana di 244 ettari dal 1575 e Vinovo, altra Commenda di 65 ettari dell’Ordine col suo Castello edificato nel 1510 dai Della Rovere e ceduto alla Citta’ di Torino nel 1836 per essere adibito a ricovero di mendicita’, la sua Chiesa Parrocchiale del 1451, decime, forni, scuole, mulini etc. aveva aggiunto altre cospicue proprieta’ e di apprestava ad ampliare i suoi possedimenti non solo nella penisola ma anche in Sardegna.
Il 1 ottobre del 1750 Re Carlo Emanuele III eresse in Commenda la magnifica Abbazia Cistercense di Santa Maria di Staffarda, nella quale venne successivamente realizzata a spese dell’Ordine anche una scuola elementare ed un asilo infantile.
L’Abbazia disponeva peraltro di terreni della superficie complessiva di 1286 ettari divisi nei due grandi poderi di Moretta (detto di San Marco) e Villafranca Piemonte ( il Castello).
Insieme a Staffarda, l’Ordine ottenne anche la cosiddetta ”Economia di Scarnafigi”, costituita dalle tenute ”Fornaca” e ”Grangia”, rispettivamente di 543 e 506 ettari, nel circondario di Saluzzo, con diversi fabbricati rurali, canali di irrigazione ed abitazioni e dei Poderi di Centallo e Cavallermaggiore , di 334 e 170 ettari.
La Bolla Papale del 19 agosto 1752, con la quale Papa Benedetto XIV secolarizzava le Parrocchie di Montvalaisan, Seez, Brandone, AllingesMessenge, S.Rhemy, S.Oyen, Entroubles e Pollein, i Priorati di Rumilly, S.Jeacqueme, Meilleree e Montjoux, i Benefici del Piccolo Gran San Bernardo, Seez, S.Pierre, l’Economato di S.Teodhule a Chatillon e l’Ospedale di Marche’ Vaudan ad Aosta, donandoli all’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro, poneva a carico di questo vari obblighi, tra cui il mantenimento di un Ospedale nella citta’ di Aosta, lasciando l’alternativa di accrescere quello esistente o realizzarne uno nuovo.
Il vecchio ospedale, eretto nel 1630, possedeva pochi letti e versava in condizioni disastrose, praticamente inagibile.
Dopo aver acquistato il Palazzo dei Baroni di Champorcher ed aver eseguito lavori di generale trasformazione al nuovo uso, l’Ospedale Mauriziano di Aosta venne inaugurato nell’aprile del 1773, giungendo ad avere, dopo successivi ampliamenti, 105 letti.
La costruzione venne arricchita da una cappella Mauriziana, da un’Infermeria per i Militari e dal 1858 da un nuovo reparto trasformato in Pia Istituzione a favore dei bimbi subnormali provenienti dall’Ospizio ”Vittorio Emanuele” di Torino.
L’ improvvisa ricomparsa della lebbra in Italia mobilito’ i Cavalieri che tentarono con ogni mezzo di contrastare il terribile morbo. Molti Cavalieri finirono contagiati ma anche cosi’ duramente colpiti tennero fede al loro giuramento prodigandosi sino alla fine con particolare slancio nell’assistere i piu’ bisognosi.
Per contenere la terribile malattia il Gran Maestro Vittorio Amedeo III ordino’ nel 1773 il trasferimento nel nuovo Ospedale Mauriziano di Aosta, in un nuovo apposito reparto, dei lebbrosi ospitati in un triste sito, vero e proprio lazzaretto di medioevale memoria, denominato ”la Torre de la Frayeur”, nei pressi del vecchio ospedale di Marche’ Vaudan.
Questo nuovo reparto consentiva peraltro finalmente anche la cura di varie altre malattie infettive.
Re Carlo Alberto finanzio’, utilizzando i denari provenienti dalla Commenda Mauriziana di Montonero, nel 1874, la costruzione di nuovo un lebbrosario a Sanremo, inaugurato nell’ottobre del 1858 ed al quale venne piu’ tardi unito l’Ospedale Civile. Grazie ad un’intesa col Comune di Sanremo, l’edificio venne ceduto nel 1882 dall’Ordine, con l’impegno di mantenere un’infermeria Mauriziana dedicata ai lebbrosi ed alla cura di altre malattie infettive.
Nel 1769, ad opera del Conte Giuseppe Cacherano Osasco della Rocca, Cavaliere del Supremo Ordine della Santissima Annunziata, sorse l’Ospedale di Lanzo, con 32 posti letto, ampliato nel 1852 per volere di Re Vittorio Emanuele II su disegno dell’architetto Mosca ed al quale, nel 1869, venne unito l’Ospizio ”Vittorio Emanuele” per i cronici delle Valli di Lanzo.
Un altro ospedale Mauriziano venne inaugurato nel febbraio 1780 a Valenza, grazie al lascito della Marchesa Delfina del Carretto di Monbaldone e della Compagnia del SS. Sacramento.
Dopo diversi ampliamenti a cura dell’Ordine, tra cui l’acquisto e l’adattamento della confinante filanda dei Conti Figarolo di Groppello, l’Ospedale di Valenza (tra i primi edifici d’Italia ad essere dotato nel 1879 di un impianto centralizzato di riscaldamento a termosifoni) venne fornito anche di un reparto pediatrico, giungendo a contenere 42 letti.
Nel 1776 i possedimenti piemontesi dell’abolito Ordine Ospedaliero Ecclesiastico di Sant’Antonio di Vienne (che verra’ incorporato il 25 ottobre 1774 nell’Ordine dei Cavalieri di Malta) passarono all’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro e tra questi la splendida Abbazia di Sant’Antonio di Ranverso.
L’Ordine Mauriziano, divenuto proprietario di tutto il complesso, fece costruire diversi altri fabbricati rurali per i contadini e per le attivita’ agricole attinenti alla vasta proprieta’ terriera che si estende su un unico appezzamento a Ranverso di 510 ettari, su 60 ettari da pascolo presso il lago del Moncenisio ed altri terreni per ulteriori 52 ettari.
Il 29 gennaio 1784 una Bolla Pontificia di Papa Pio VI eresse a Commenda Magistrale dell’Ordine l’Abbazia di Santa Maria di Lucedio, parte dell’antichissimo Monastero dei monaci Benedettini prima e dei Cistercensi poi.
Lo stesso Pontefice, piu’ avanti, aggrego’ all’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro anche i beni, i fondi ed i redditi dei soppressi Monasteri dei canonici Lateranensi e dei padri Gerolamini di Novara e Montebello.
Con la stessa Bolla, l’Ordine otteneva i poderi vercellesi di Montonero (il Castello di Lucedio, eretto in Commenda Magistrale, il Monastero, diversi fabbricati e terreni irrigui per ettari 368), Borgarino (ettari 44), Abbadia (ettari 53) e Valle dell’Olmo (ettari 90 a Tronzano).
L’abnegazione dell’Ordine nel curare i lebbrosi e gli infermi, le sue molteplici attivita’, ospedaliera in primo luogo, militare, spirituale e culturale, gli valsero molti encomi e riconoscimenti, anche da parte di Sovrani stranieri.
La bufera rivoluzionaria francese soppresse ogni attivita’ dell’Ordine in Piemonte, nazionalizzandone i beni e bruciandone gli archivi sotto gli alberi della liberta’; ciononostante l’istituzione cavalleresca continuo’ normalmente ad operare in Sardegna, ove si era trasferita Casa Savoia.
Dopo la restaurazione ed il ritorno della Monarchia Sabauda negli Stati legittimi, l’Ordine rientro’ in possesso di tutte le sue proprieta’ e riprese la propria funzione ed essenza.
Nel complesso, le regole dell’Ordine rimasero invariate a quelle esistenti prima della rivoluzione francese, non piu’ consone ai nuovi tempi ed alle nuove idee. Mentre in tutta Europa si assisteva alla fondazione di Ordini di merito completamente laicizzati ed aperti ad ogni classe di cittadini, indipendentemente dal loro status nobiliare.
Sulla base delle mutate condizioni politiche, ideologiche, culturali ed economiche, Re Carlo Alberto, con sue Regie Magistrali Patenti del 9 dicembre 1831, dopo aver richiamato alle origini l’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro esortandolo a cooperare per l’istruzione popolare fondando altre scuole ed asili, ne modifico’ gli Statuti ed i regolamenti per meglio adattarli ai nuovi tempi.
L’Ordine venne diviso in nove vere e proprie delegazioni, Torino, Aosta, Savoia, Genova, Novara, Nizza, Alessandria, Cuneo e Sardegna, corrispondenti alle allora Province Militari del Regno di Sardegna ed a capo delle quali venne destinato un Cavaliere di Gran Croce od un Commendatore col titolo di ”Capo della Provincia dell’Ordine dei SS.Maurizio e Lazzaro”, guida di tutti gli Insigniti ed impiegati della sua area, il quale doveva vigilare su di essi e sulle nuove ammissioni, rendendo conto direttamente al Primo Segretario del Gran Magistero ed al Consiglio dell’Ordine.
Le classi furono portate a tre, Gran Croci, Commendatori e Cavalieri mentre allo stesso tempo venne abolita la desueta distinzione tra i decorati in virtu’ della sola nobilta’ e quelli ricevuti per meriti particolarmente eminenti.
Re Carlo Alberto, il 19 luglio 1839, firmava un R.Decreto col quale istituiva una nuova prestigiosa ricompensa per il Regio Esercito.
La Medaglia d’Oro Mauriziana, nasceva cosi’ per premiare dieci lustri con eccellente condotta nelle Regie Armate, riservata ai soli ufficiali decorati dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro ed emessa in due formati, Grande e Piccola, a seconda del ruolo da Ufficiale Superiore od Inferiore rivestito dal concessionario.
Nel 1924, parte di queste disposizioni vennero abrogate da S.M. Re Vittorio Emanuele III che non volle piu’ limitare la concessione della Medaglia ai soli Cavalieri dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro ma a tutti gli Ufficiali delle Forze Armate.
La Medaglia Mauriziana, personalizzata col nome e cognome dell’insignito, rimaneva nella proprieta’ del decorato e veniva sorretta da un nastro verde. Tra il 1955 ed il 1956 questa decorazione venne fatta propria dall’ordinamento militare Repubblicano, cambio’ la denominazione in Medaglia Mauriziana al Merito di dieci lustri di carriera militare e sara’ assegnata anche ai Sottufficiali.
Le riforme di Carlo Alberto non furono che un preludio alla radicale rinnovazione dell’Ordine operata dal figlio Re Vittorio Emanuele II nel 1851, verso il quale abdico’ dopo la sconfitta di Novara. Con Regie Magistrali Patenti del 16 marzo 1851, infatti, l’Ordine perse il suo carattere militarereligioso, trasformandosi sostanzialmente in un Ordine di merito.
L’ulteriore riconferma della soppressione della classe dei Cavalieri di Giustizia con prove di nobilta’ gia’ deliberata il 4 settembre 1849 gli tolse quella parte aristocratica che aveva mantenuto sino ad allora, rendendolo accessibile ad ogni ceto di cittadini.
Finalmente, in questo modo, per entrare a farne parte non era piu’ necessario provare i propri quarti di nobilta’ ma si poteva cosi’ ricevere come Cavaliere dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro chi si era chiaramente distinto per virtu’ civili e militari, importanti servizi prestati allo Stato, per meriti scientifici, letterali ed artistici e per atti di alta beneficenza.
La Casa Reale riconosceva cosi’ dunque soprattutto la nobilta’ delle opere e dell’agire a favore dell’ indispensabile rinnovamento dell’Ordine.
Soppressa la carica di Priore delle Chiese dell’Ordine e restituita agli ordinari diocesani la giurisdizione canonica delle stesse, l’ordinamento interno vide la definitiva abolizione dei cosiddetti ”Grandati” e la concentrazione di tutte le loro varie attribuzioni nelle mani del Primo Segretario del Gran Magistero.
Un’ulteriore innovazione riguardo’ la concessione delle onorificenze, demandata ai singoli Ministeri. Tuttavia il Re si riservo’ di adottare dei provvedimenti di ”Motu Proprio”, indipendentemente dall’iniziativa ministeriale, controfirmati dal solo Primo Segretario del Gran Magistero.
I gradi dell’Ordine rimasero tre e solo con il successivo Real Decreto del 14 dicembre 1855 furono portati a cinque
1) Cavalieri di Gran Croce;
2) Commendatori di prima classe (poi modificato nel 1857 in Grandi Ufficiali);
3) Commendatori di seconda classe ;
4) Ufficiali;
5) Cavalieri
Il Sommo Pontefice Papa Gregorio XVI concesse che venissero perpetuamente uniti all’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro la Parrocchia e la Vicaria del Comune di Torre Pellice, Diocesi di Pinerolo, affinche’ fosse istituito un Priorato Mauriziano e due scuole, maschile e femminile, una biblioteca ed un convitto.
Il 14 giugno 1855 viene inaugurato l’Ospedale Mauriziano di Luserna, ove gia’ l’Ordine aveva fondato nel 1846 l’Asilo Infantile. Questa struttura ospitava anche un Ospizio per i malati cronici con 22 letti ed una scuola per l’istruzione religiosa e di ”arti e mestieri”.
Il 1 settembre 1860, con Regio Decreto, tutti i beni del soppresso Ordine Cavalleresco Costantiniano di San Giorgio di Parma passarono all’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro. Si aggiunse cosi’ al patrimonio Mauriziano un cospicuo numero di beni nei territori di Parma e Reggio, oltre a quelli che gia’ possedeva in quei territori.
Oltre a trentatre poderi con fabbricati colonici e diritti di irrigazione distribuiti in vari Comuni di quelle province ed all’Oratorio di San Pantaleone, il patrimonio Costantiniano comprendeva il possesso, coi suoi diritti ed oneri, della bellissima Chiesa Magistrale della Steccata in Parma, prezioso tempio artistico dichiarato Monumento Nazionale.
Per evitare gli inconvenienti derivanti dalla mancanza di criteri e di regole circa il conferimento dell’onorificenza da parte dei vari Ministri, Re Vittorio Emanuele II , con Regio Decreto Magistrale del 20 giugno 1868, stabili’ norme precise per l’ammissione nell’Ordine, confermando il ”Motu Proprio” di esclusiva competenza reale.
Un successivo Reale Decreto del 20 febbraio 1868 stabiliva chiaramente che avessero qualita’ per ricevere (e non diritto per ottenere) :
a) la Croce di Cavaliere : i Presidenti ed i Procuratori del Re presso i Tribunali di Circondario, i Sotto Prefetti, i Capi di Sezione nei Ministeri, i Maggiori dell’Esercito, i Capitani di Fregata di II^ Classe. Dopo dieci anni di servizio i Consiglieri di Prefettura, i Giudici dei Tribunali, i Pretori delle citta’ capoluoghi di provincia. Dopo quindici anni i Pretori delle citta’ capoluogo di circondario, i consiglieri ed i Sindaci delle citta’ dopo una conferma, i Capitani dell’Esercito dopo dodici anni di anzianita’ nel grado.
b) La Croce di Ufficiale : i Colonnelli, i Capitani di Vascello, i Consiglieri di Appello, i Referendari del Consiglio di Stato, i Ragionieri della Corte dei Conti e dopo cinque anni di servizio i Luogotenenti Colonnelli, i Capitani di Fregata di I^ Classe, i Sotto Prefetti ed i Capi Sezione nei Ministeri, i Presidenti dei Tribunali di circondario ed i Procuratori del Re. I Sindaci delle citta’ capoluoghi di circondario dopo una conferma.
c) La Croce di Commendatore : i Prefetti, i Consiglieri di Stato, della Corte dei Conti e di Cassazioni, i Presidenti di Sezione delle Corti d’Appello, i Segretari Generali, i Direttori Generali, i Direttori Superiori e gli Ispettori Generali dei Ministeri, i Maggiori Generali, i Contrammiragli, i Ministri Plenipotenziari di II^ Classe, i Sindaci di Torino, Genova, Firenze, Milano, Venezia, Parma, Modena, Bologna, Napoli, Palermo e Cagliari. I Sindaci delle citta’ capoluoghi di provincia dopo una conferma e dopo cinque anni di anzianita’ nel grado i Colonnelli, i Capitani di Vascello ed i Direttori Capi di Divisione dei Ministeri e del Gran Magistero Mauriziano.
d) La Croce di Grande Ufficiale : i Primi Presidenti ed i Procuratori Generali delle Corti d’Appello, i Luogotenenti Generali, i Vice Ammiragli, gli Inviati straordinari e Ministri Plenipotenziari di Prima Classe, i Presidenti di Sezione del Consiglio di Stato, della Corte dei Conti e di Cassazione. Dopo dieci anni di servizio effettivo nella loro carica i Prefetti, i Consiglieri di Stato, della Corte dei Conti e di Cassazione, i Presidenti di Sezione delle Corti d’Appello, i Segretari Generali ed i Direttori Generali, i Direttori Superiori ed Ispettori Generali dei Ministeri, i Maggiori Generali, i Contrammiragli, i Ministri Plenipotenziari di II^ Classe, i Sindaci di Torino, Genova, Milano, Venezia, Parma, Modena, Bologna, Firenze, Napoli, Palermo e Cagliari.
e) La Gran Croce : gli Ambasciatori, i Ministri di Stato, i Ministri Segretari di Stato, il Presidente del Consiglio di Stato e della Corte dei Conti, i Primi Presidenti ed i Procuratori Generali delle Corti di Cassazione, i Generali d’Armata, gli Ammiragli, il Presidente e l’Avvocato Generale del Tribunale Supremo di Guerra. Dopo otto anni di servizio effettivo i Primi Presidenti delle Corti d’Appello, i Luogotenenti Generali, i Vice Ammiragli, gli Inviati Straordinari ed i Ministri Plenipotenziari di Prima Classe, i Presidenti di Sezione del Consiglio di Stato, delle Corti di Cassazione e della Corte dei Conti.
L’anno dopo, con Real Decreto del 4 gennaio 1869, il Sovrano dispose che il Consiglio dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro assumesse anche la qualifica ed il titolo di Consiglio dell’Ordine della Corona d’Italia, creato il 20 febbraio 1868, sia per ricordare l’annessione del Veneto all’Italia sia per disporre di una onorificenza meno prestigiosa di quella dei Santi Maurizio e Lazzaro, che continuo’ ad essere concessa con molta parsimonia.
L’11 novembre 1881 venne posata la prima pietra del nuovo, grande Ospedale di Torino (allora in Corso Stupinigi), inaugurato il 1 luglio 1885 ed intitolato a Re Umberto I .
Il primo significativo ampliamento (da 246 a 286 posti letto) avvenne il 16 settembre 1913 con l’inaugurazione del nuovo padiglione ”Antonio ”Mimo” Carle”, per la diagnosi e cura dell’apparato digerente, alla presenza dei Sovrani d’Italia Vittorio Emanuele III e Regina Elena di Savoia.
L’organico dell’Ospedale ”Umberto I ” nel 1913 era di 23 medici, 27 suore, 74 infermieri, impiegati e custodi.
Complessivamente, tra il 1916 ed il 1917, l’Ordine disponeva di un organico composto da 26 funzionari dell’Amministrazione Centrale (Torino e Roma), 18 funzionari delle Amministrazioni Dipendenti (Cagliari, Aosta, Valenza, Lanzo, Lucerna, Piccolo San Bernardo ed uffici periferici), 32 sanitari (Ospedali di Torino, Aosta, Valenza, Lanzo, e Luserna), 53 suore addette agli Ospedali, 19 parroci e cappellani, 27 insegnanti (scuole Mauriziane di Torre Pellice, Stupinigi, Staffarla e Scarnafigi), 10 commessi inservienti a Torino e Roma, 23 Guardie Mauriziane (7 graduati e 16 agenti), 5 custodi, 110 inservienti ed infermieri professionali negli Ospedali, 6 inservienti negli edifici di culto ed infine 6 bidelli nelle scuole.
Un totale di 332 impiegati e dipendenti in pianta stabile che garantivano un perfetto funzionamento di cinque Ospedali con oltre 500 letti, la manutenzione del piu’ grande Ospizio alpino d’Europa, di sette scuole (comprese quelle rurali di Chiavolla e Coppieri, affidate a maestre laiche), di sette Basiliche e Chiese (Torino, Cagliari, Staffarda, Stupinigi, Asti, Torre Pellice, Sant’Antonio di Ranverso) e dieci Cappelle (Vicomanino presso Stupinigi, Parpaglia, Saccabonello, Fornaca, Grangia, Gonzole, Pozzo Strada, Monte Giove a Chiasso, Sant’Andrea della Consolata e Vinovo).
Nel 1903, grazie ad un generoso lascito della Contessa Irene Verasis di Castiglione, vedova Morozzo della Rocca, venne fondato il Laboratorio Femminile Mauriziano di Luserna, retto da un consiglio di Delegati dell’Ordine.
Dall’Ospedale di Aosta dipendeva anche l’Ospizio del Piccolo San Bernardo, dal 19 agosto 1752 assegnato all’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro dalla Bolla di Papa Benedetto XIV , ricostruito dopo la rivoluzione francese da Re Carlo Felice nel 1826.
Per dare un’idea dell’attivita’ dell’Ospizio, basti ricordare che nel 1869 ebbe 11.085 viaggiatori ospiti e 18.771 pasti serviti ai viandanti, che, a spese dell’Ordine, venivano
confortati di pernottamento e cibo.
Occupato dalle truppe tedesche nel 1943 e semidistrutto nei combattimenti dell’inverno 194445, l’Ospizio verra’ ricostruito nel 1995 dopo protocolli siglati dall’Ordine Mauriziano di Torino, dal Gran Magistero dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro di Ginevra, dal Comune di La Thuile, dalla societa’ Sivom de Haute Tarantasie, che formeranno un organismo congiunto denominato GEIE con sede a Torino.
Diploma di Cavaliere dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
A firma di S.M. Re Vittorio Emanuele III e rilasci ato il 26 giugno 1922 al Cav. Nob. Don Antonio Fois
Con minime variazioni al suo particolare complesso di ordinamenti, l’Ordine continuo’ la propria fondamentale missione ospedaliera, culturale (vennero edificate anche altre scuole elementari ed asili), spirituale ed agricola sino al referendum istituzionale del 1946.
Nonostante l’opposizione del Vaticano attraverso l’allora Segretario di Stato S.E.R. il Cardinale Giovanni Battista Montini, futuro Papa Paolo VI che ravviso’ la propria giurisdizione sull’Ordine Mauriziano, basata su carte diplomatiche che riconoscevano assoluta indipendenza all’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro come Ordine Religioso e Militare, qualificandolo u’ la Santa Sede u’ come Ente Ecclesiastico di Diritto Pubblico, la XIV Disposizione Transitoria e Finale della Costituzione Repubblicana al terzo comma lo faceva suo mantenendolo come Ente Ospedaliero e demandandone l’operativita’ ad una legge che venne promulgata quindici anni.
Con la Legge 1596 del 5 novembre 1962, infatti, i beni dell’Ordine Mauriziano vennero eretti in Ente Ospedaliero, con compiti di istruzione, beneficenza e culto, posto sotto l’alto patronato del Presidente della Repubblica e sotto la diretta vigilanza del Ministro dell’Interno.
Politicamente e’ sempre stato indiscusso feudo della Democrazia Cristiana, il che non ha impedito che questo antico Ordine, a 427 anni dalla sua fondazione, dopo aver superato guerre, epidemie ed ogni genere di traversie, subita la nomina di un Commissario da parte del Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro nella persona di Emilia Bergoglio e dopo il sequestro giudiziario dei beni personali dell’ultimo amministratore Dott. Gian Paolo Zanetta, ex Direttore Generale, chiudesse con un deficit di 370 milioni di euro in tre anni e scomparisse definitivamente dalla scena.
Gli ospedali, compresa la mega struttura di Candiolo creata nel 1995 per decisa volonta’ della famiglia Agnelli attraverso la Fiat e migliaia di donazioni private, altamente specializzata nella diagnosi e cura dei tumori ed a sigla IRCC (Istituto di Ricerca e Cura del Cancro) sono oggi affidati ai servizi sanitari nazionali mentre la salvaguardia dei ricchissimi e preziosi beni artistici, dei 6100 ettari di terreni, 381 dei quali gestiti direttamente e gli altri affittati a 125 aziende agricole, 88 cascine in provincia di Cuneo, 28 in quella di Torino, una ad Alessandria, cinque a Vercelli e tre ad Aosta (il tutto del valore stimato nel 2005 dalla Coldiretti in oltre 300 milioni di euro) sono oggi retti da una neonata ”Fondazione Ordine Mauriziano”. Per fortuna, l’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro, data la sua natura dinastica, appartenente ”jure sanguinis” ad una Casa Sovrana (riconosciuta internazionalmente come tale all’epoca del Congresso di Vienna nel 1814-1815) ca’onserva invece intatta la sua validità indipendentemente da ogni rivolgimento politico.
Il 30 settembre 1973 il XVI Generale Gran Maestro S.M. Re Umberto II volle presiedere ufficialmente ad una solenne celebrazione nell’Abbazia di Saint Maurice d’Agaune, in Svizzera, per il quadricentenario della fondazione dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro.
Sulla base della chiara trasmissibilita’ ereditaria del Gran Magistero dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro, contenuta appunto nella Bolla di Papa Gregorio XIII , Suo figlio, S.A.R. il Principe Reale Vittorio Emanuele, Duca di Savoia, Principe di Napoli e Capo della Reale Casa di Savoia, e’ l’attuale XVII Gran Maestro nonche’ Capo Sovrano dell’Ordine ed in forza di tali prerogative ha dettato nuovi Statuti dell’Ordine, aprendolo finalmente anche alle Dame.
S.A.R. il Principe Vittorio Emanuele di Savoia
Capo della Real Casa di Savoia
XVII Generale Gran Maestro dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
Oggi l’Ordine continua a ricevere i membri della nobilta’ Italiana ed Europea aperto anche a quanti si siano particolarmente distinti nel mondo delle scienze, della letteratura, dell’arte, dell’industria e degli affari, purche’ condividano le finalita’ umanitarie e filantropiche proprie dell’Ordine.
Come precisano le disposizioni del Massimario Nobiliare del Magistrale Collegio dei Consultori Araldici del Sovrano Militare Ordine di Malta (Sovrano Consiglio del 31-12-1968) al titolo 38, ”negli Stati del Regno di Sardegna una famiglia acquistava la nobilta’ generosa u’ ereditaria quindi quando in essa vi fossero stati Cavalieri Mauriziani di Grazia per tre generazioni, di padre in figlio” mentre ovviamente, al titolo 15, si specifica che ”l’ammissione in via di Giustizia nell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro e’ prova del titolo primordiale di nobilta’”.
L’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro conta oggi circa quattromila membri, tra Cavalieri e Dame, distribuiti in 33 Paesi ove e’ presente con qualificate Delegazioni regionali e nazionali guidate da S.E. il Gran Cancelliere Cav. Gr. Cr. Nob. Dr. Johannes Niederhauser e con le Opere Ospedaliere presiedute da S.A.R. la Principessa di Napoli.
Normalmente vengono tenute due cerimonie ufficiali annuali, alle quali tutti gli Insigniti vengono invitati a partecipare ; la prima cerimonia viene celebrata in Francia, nell’Abbazia di Altacomba (Aix Les Bains) per commemorare i Principi defunti di Casa Savoia mentre la seconda consiste nella convocazione e riunione del Capitolo (Consiglio) Generale dell’Ordine e viene tenuta in Svizzera, solitamente nell’Abbazia di San Maurizio d’Agauno nei pressi di Martigny.
Sua Eminenza Reverendissima il Cardinale Giovanni Cheli e’ Cardinalis Patronus dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro mentre Gran Priore e’ attualmente Sua Eccellenza Reverendissima Mons. Francesco Saverio Salerno, Arcivescovo Titolare di Cerveteri e Consigliere dello Stato della Citta’ del Vaticano.
Il Consiglio dell’Ordine e’ oggi presieduto da S.A.R. il Principe Reale Emanuele Filiberto di Savoia, Principe di Piemonte e Venezia ed e’ composto dal Gran Cancelliere S.E. il Cav. di Gr. Cr. Dott. Johannes Theo Niederhaser, dal Vice Presidente S.E. il Cav. Gr. Cr. Conte Avv. Carlo D’Amelio, dal Gran Tesoriere Cav. Gr. Cr. Dott. Robert Matossian, Responsabile Internazionale delle Opere Ospedaliere dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro, da S.A.S il Cav. Gr. Cr. Principe Hugo Mariano Windish-Graetz, dal Cav. Gr. Cr. Prof. Avv. Sandro Gherro e dal Conte Roberto Giustiniani. La Giunta degli Ordini Dinastici della Reale Casa di Savoia, composta anche da S.A.S. il Principe Alessandrojacopo Dragone Boncompagni Ludovisi Altemps dei Principi di Piombino, dal Cav. Gr. Cr. Nob. Dott. Carlo Buffa dei Conti di Perrero, dall’Uff. Nob. Prof. Dott. Don Enrico Sanjust dei Baroni di Teulada e dall’Uff. Nob. Dott. Paolo Vandini Thaon dei Marchesi di Revel.